Perché è necessario potenziare le competenze digitali per le famiglie e gli insegnanti? Quali sono i principali rischi, ma anche le opportunità collegate all’utilizzo degli strumenti informatici? E come è possibile evitare di essere travolti online da fenomeni come l’hate speech, il cyberbullismo, le frodi online e la dipendenza dai social? Ha provato a dare risposte a queste domande lo studio “Misurare il benessere digitale” realizzato dall’Istituto per la Competitività (ICom) e Join Group nell’ambito di Futur# Lab, il progetto promosso da ICom e WINDTRE, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e INWIT.
Innanzitutto, bisogna considerare la crescente pervasività di Internet negli ultimi 10 anni: basti pensare che nel 2022 tutti i giorni l’82% degli italiani si è collegato alla Rete, con un incremento di 32 punti percentuale rispetto al 2012 (dati We Are Social). Tra il 2015 e il 2022 la quota di italiani che ha effettuato almeno un acquisto online nel corso dell’anno è raddoppiata (passando dal 26,4% al 49,3%), mettendo in luce una dinamica simile a quella dell’internet banking, che ha raggiunto un tasso di penetrazione del 48,4%. In altre parole, un italiano su due accede al proprio conto corrente dal proprio smartphone o pc.
Ai dati positivi sull’evoluzione digitale e l’incremento del livello di accessibilità tecnologica, con il 97,5% di italiani che utilizza lo smartphone per navigare, si affiancano, però, gli ultimi dati di Eurostat che mostrano una debolezza tutta italiana sulle competenze digitali, con quartultimo posto in Ue per quota di popolazione (46%) in possesso di skill digitali almeno basilari. Questa combinazione di grande accessibilità e competenze basilari scarse comporta, in molti casi, un utilizzo inconsapevole della Rete che si tramuta nell’incapacità di distinguere tentativi di phishing tramite mail e nell’assenza di strumenti e policy adeguate e aggiornate contro le frodi online.
Quest’utilizzo problematico di Internet viene confermato anche dall’incremento di 425 casi di truffe online nel 2022 rispetto all’anno precedente (+3%), per un totale di 15.508 casi registrati, che hanno comportato la sottrazione di oltre 115,4 milioni di euro dalle vittime (+58% rispetto al 2021). Da aggiungere le 164 denunce di cyberbullismo provenienti soprattutto da vittime con un’età tra i 14 e i 17 anni, solo nei primi sei mesi del 2023 registrate dalla Polizia Postale.
L’indagine I-Com ha mostrato anche un’altra evidenza su cui riflettere: la precoce età a cui i giovani iniziano a utilizzare i social network. Il 45% degli studenti di scuola secondaria afferma di utilizzare i social da più di 5 anni, quindi, con tutta probabilità prima di aver compiuto 14 anni, limite legale fissato in Italia. Molti ragazzi nel rispondere al sondaggio riferiscono di aver ricevuto una richiesta di informazioni personali da profili sconosciuti, rispettivamente il 50% degli studenti di scuola secondaria e il 59% degli universitari. Molti sostengono di aver ricevuto messaggi o mail da soggetti malintenzionati, ossia l’80% degli universitari, dato che scende di ben 27 punti percentuali, al 53%, per gli studenti di scuola secondaria.
Almeno nella percezione degli studenti, vi è una buona diffusione delle informazioni su come proteggersi dai pericoli della Rete. La maggioranza degli studenti ha affermato di saperne abbastanza, il 53% degli studenti di scuola secondaria, contro il 42% degli universitari. Mentre il 52% degli universitari sostiene di non aver mai ricevuto informazioni su come proteggersi in Rete; gli studenti di scuola secondaria ne hanno avute, ben il 79% contro il 34% degli universitari. Questo potrebbe dimostrare una maggiore sensibilità da parte delle istituzioni scolastiche verso cyberbullismo, dipendenza da Internet e in generale i temi digitali che può aver portato a maggiore diffusione di consapevolezza. È emersa, infine, un’incertezza diffusa riguardo ai soggetti da contattare in caso di problematiche online, come phishing o furto d’identità: il 36% degli studenti di scuola secondaria e il 48% degli universitari non sa a chi rivolgersi.
Anche tra gli insegnanti, il 42%, delle scuole secondarie di secondo grado e delle scuole primarie c’è poca consapevolezza dei pericoli dell’ecosistema digitale nei propri studenti. I principali profili critici in cui rischiano di imbattersi i giovani nell’ottica degli insegnanti sono: la dipendenza da Internet (secondo il 77% dei docenti delle scuole secondarie di secondo grado, il 78% delle scuole primarie e l’80% delle scuole secondarie di primo grado), la violazione della privacy secondo il 73% degli insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado, il cyberbullismo per il 63% delle primarie e delle secondarie di primo grado.
Oltre ai pericoli esplicitamente indicati nelle domande, tra le risposte libere sono state individuate anche la pornografia, la disinformazione, la propaganda e l’imitazione di modelli che producono influenze negative legate allo sviluppo di comportamenti violenti e alla percezione distorta dell’aspetto fisico. Sull’uso etico delle tecnologie digitali un segnale positivo, secondo l’indagine I-Com, è arrivato dalla grande maggioranza dei giovani che hanno partecipato al sondaggio ha definito come molto (34% degli studenti di scuola secondaria e 38% degli universitari) o abbastanza importanti (46% e 44%) le iniziative per accrescere la consapevolezza digitale. Ragionamento analogo fatto dai docenti presi a campione che ritiene molto o abbastanza utile partecipare a iniziative per accrescere la propria consapevolezza e competenza rispetto ai rischi della Rete.
Avvenire, 13 gennaio 2024