Le competenze digitali di tipo comunicativo e relazionale hanno un impatto positivo sull’apprendimento e sul rendimento scolastico. È uno dei principali risultati emersi dalla ricerca longitudinale di tre anni ySkills (2021-2023) che ha coinvolto bambini e adolescenti tra i 12 e i 17 anni in sei paesi europei (Estonia, Finlandia, Germania, Italia, Polonia e Portogallo), presentata oggi in Università Cattolica durante il seminario “Competenze digitali, benessere e diritti dei minori”, iniziativa promossa anche in occasione del prossimo Safer Internet Day del 6 febbraio.
Quali competenze digitali
Gli adolescenti italiani hanno generalmente buone competenze comunicative e di interazione (62%), e scarse competenze informative e di gestione della navigazione (31%). Seppure con percentuali diverse (l’Italia è all’ultimo posto), la distribuzione delle competenze digitali segue lo stesso pattern in tutti i paesi, dove al primo posto ci sono le competenze comunicative e all’ultimo quelle informative.
Le diverse dimensioni delle competenze digitali hanno modelli di sviluppo distinti: mentre le competenze tecnico-operative e quelle di programmazione hanno mostrato una crescita nel tempo, le competenze informative (la capacità di trovare, selezionare e valutare criticamente le fonti digitali di informazione), quelle comunicative (la capacità di utilizzare i media digitali per interagire con gli altri e di valutare criticamente l’impatto della comunicazione digitale sugli altri) e quelle creative (la capacità di creare contenuti digitali di qualità, di capire come vengono prodotti e pubblicati e come generano impatto) sono rimaste stabili o sono migliorate in minima parte.
Cosa influenza l’acquisizione di competenze digitali da parte di bambini e adolescenti
Anche se le competenze digitali sono rimaste piuttosto stabili nel corso dei tre anni, abbiamo identificato diversi fattori che contribuiscono al loro sviluppo. Le differenze di età sono state pronunciate: gli adolescenti più giovani hanno mostrato un aumento più rapido nel livello di competenze digitali, che può essere spiegato da livelli inizialmente più bassi. Le differenze di genere mostrano che, in media, i ragazzi tendevano a ottenere punteggi più alti nella maggior parte delle dimensioni di competenze digitali, ad eccezione di quelle comunicative e delle conoscenze digitali. Uno status socioeconomico alto è associato a una crescita delle competenze informative.
Fra le caratteristiche psicologiche, l’autoefficacia ha influito positivamente su quasi tutte le dimensioni delle competenze digitali, ad eccezione di quelle tecnico-operative e delle conoscenze digitali. Mentre il numero di attività quotidiane online ha influito positivamente solo sulle competenze digitali informative e comunicative.
Sorprendenti i risultati relativi alla mediazione dei genitori, che è risultata statisticamente non significativa, ad eccezione delle competenze tecnico-operative che sono state influenzate negativamente dalla mediazione parentale restrittiva.
«Dobbiamo prestare particolare attenzione ai ragazzi più vulnerabili e a rischio marginalità – ha commentato Giovanna Mascheroni, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università Cattolica e leader e coordinatrice italiana ySkills – perché le diseguaglianze nelle competenze digitali tendono a riprodurre ed esacerbare le diseguaglianze digitali. Se fra i giovani di status socioeconomico basso, o con livelli di autoefficacia e soddisfazione di vita basse, si osservano miglioramenti nelle competenze digitali, le competenze digitali di giovani vulnerabili che hanno riferito di aver subito regolarmente discriminazioni, quelli con scarsi risultati scolastici e, in misura limitata, quelli che hanno dichiarato di avere una condizione di salute precaria o modesta tendono, invece, a peggiorare nel corso del periodo di osservazione».
Le conseguenze delle competenze digitali sul benessere (psicologico, cognitivo, fisico e sociale)
I rischi online crescono nei tre anni di osservazione: dai contenuti d’odio (74% dei ragazzi li ha visti almeno una volta negli ultimi 12 mesi), alla pornografia (76%), e ai contenuti dannosi per la salute come quelli che promuovono autolesionismo e anoressia o bulimia (71%). Stabile il sexting (48%), mentre si registra un lieve calo nella percentuale di ragazze e ragazzi che hanno subito episodi di cyberbullismo (dal 32% del 2021 al 27% del 2023, dato, però, che va interpretato alla luce dell’età del campione longitudinale, formato da preadolescenti e adolescenti di 12-15 anni nel 2021, che avevano 15-17 anni nel 2023. E sappiamo che il bullismo è più frequente nella scuola secondaria inferiore.
A livello individuale (varianza soggettiva), la maggior parte delle competenze digitali non ha avuto un impatto diretto sull’esperienza di rischi online, ad eccezione delle competenze creative e di produzione di contenuti, che hanno aumentato la probabilità di un individuo di esporsi a contenuti dannosi per la salute, sia intenzionalmente che involontariamente.
A livello intersoggettivo, invece, l’esposizione non intenzionale all’odio online è associata a più elevate conoscenze digitali e minori competenze informative. Al contrario, l’esposizione intenzionale al cyberhate è correlata a maggiori competenze di programmazione e di creazione e produzione di contenuti.
A livello individuale, non abbiamo osservato alcun impatto diretto delle competenze digitali su nessuna delle dimensioni del benessere prese in considerazione. L’unica eccezione è stata un aumento del rendimento scolastico percepito, influenzato da maggiori competenze comunicative. «È stato abbastanza sorpredente osservare che, se un intervistato acquisiva maggiori competenze comunicative e relazionali nel corso del periodo di osservazione, riferiva progressivamente anche un miglior rendimento scolastico. Questo ci spinge a riformulare il giudizio negativo sulle attività e le competenze comunicative: non solo non peggiorano il rendimento scolastico, ma sembrano anzi favorire il benessere cognitivo» – ha spiegato Giovanna Mascheroni.
Se la relazione fra competenze comunicative e benessere cognitivo è l’unica influenza diretta statisticamente significativa, sono state riscontrate diverse associazioni tra le quattro dimensioni delle competenze digitali e le dimensioni del benessere nelle analisi di varianza intersoggettiva. Il benessere psicologico (soddisfazione di vita), è risultato più elevato tra i bambini con maggiori competenze comunicative e minori competenze di programmazione. Il benessere sociale (sostegno da parte del gruppo dei pari) è risultato più elevato tra gli adolescenti con maggiori competenze comunicative. Il benessere cognitivo, indicato dal rendimento scolastico percepito (rispetto ai compagni di classe), è associato a livelli più alti di competenze informative e livelli inferiori di competenze creative e di produzione di contenuti.
Emanuela Gazzotti
Cattolica News, 2 febbraio 2024