Il contributo dell’IRC ad una paideia del “saper vivere insieme”
«Ci chiediamo se la condizione specifica dell’IRC in Italia (un insegnamento di tipo confessionale, impartito sulla base di un’Intesa che ha un fondamento concordatario) possa essere adiuvante nella prospettiva di un dialogo interreligioso teologicamente e pedagogicamente fondato. Il fatto che l’IRC metta in campo un’identità religiosa esplicita (quella cattolica) potrebbe rappresentare un problema per chi propone un approccio “laico” al dialogo interreligioso; ma per tutti gli autori – non solo cattolici – che ritengono che il dialogo
interreligioso sia prima di tutto un dialogo tra credenti tale elemento non solo non costituisce un ostacolo, ma diviene anzi condizione
necessaria perché l’insegnamento religioso porti un contributo al dialogo interreligioso.
Immaginare l’insegnamento religioso come una sorta di “zona franca” (laicamente intesa) in cui tutte le religioni sono bene accette, purché ciascuna rinunci ad essere sé stessa, significherebbe semplicemente privarlo del suo carattere religioso e venir meno alla prima delle condizioni del dialogo interreligioso: la consapevolezza e il rispetto delle identità religiose come tali. In un Paese dove vi fossero
più tradizioni religiose ampiamente rappresentate (come è il caso della Germania, ad esempio) sarebbe opportuno istituire un
insegnamento religioso confessionale da affidare a ciascuna di esse; dove invece si abbia una tradizione religiosa sola in grado di
supportare lo sforzo organizzativo di un insegnamento religioso confessionale, allora è con questa tradizione religiosa che ci si dovrà
interfacciare.
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