L’IdR, come un bravo regista, può coinvolgere gli alunni rendendoli protagonisti del loro processo di apprendimento

Idr regista animatore
L’IdR regista animatore

Articolo di Anna Peron

«L’articolo di Anna Peron[1], L’Insegnante di religione. Un profilo tra ideale e realtà, mette a fuoco la figura ideale dell’Idr confrontandola con un profilo che emerge da considerazioni fatte da alunni e da esperti formatori riguardo alla loro prassi didattica. La ricerca effettuata in un campione di scuole a Roma mette in evidenza la stima nei confronti degli Idr oggi, ma anche la necessità di un confronto costante con i bisogni educativi e religiosi delle nuove generazioni, in una società che ha perso i punti di riferimento.»[2]

«M. Ferragina dichiara che, se lo studente si accorge che sei incapace di gestire la lezione, se capisce che non hai metodo, se c’è improvvisazione, “sei finito”. Gli esperti intervistati affermano che un buon Idr è colui che sa coinvolgere gli alunni rendendoli protagonisti del loro processo di apprendimento, come un bravo regista. Le strategie didattiche possono essere varie e devono anche corrispondere alle particolari competenze dei singoli insegnanti, ma ciò che viene apprezzato di più è la capacità di adattare il copione (il programma) alle esigenze dei destinatari. Non è neppure sempre facile intercettare tali esigenze o essere sempre così innovativi, suscitare interesse e alimentare motivazioni è una sfida per ogni insegnante. Per questo Cetera, rifacendosi ad un interessante testo di Recalcati,[3] afferma con convinzione che «se l’insegnante non sviluppa l’eros dell’insegnamento non è un bravo insegnante».

Sostiene, infatti, che gli alunni, diversamente da com’erano nel ‘68, non sviluppano più un senso critico, al contrario, oggi “bevono” quello che tu dici e non hanno più motivi per “combattere”. È importante, perciò, stabilire con loro una vivace relazione dialettica che provochi il loro interesse e li smuova dal loro torpore.[4]

Tuttavia, l’apprendimento degli alunni è oggi spesso distratto da una grande varietà di interessi e spesso la religione non rientra tra questi. M. De Luca fa notare infatti che, nonostante lo sforzo dei docenti di attivare percorsi contenutistici sequenziali, gli alunni fanno fatica a coglierne la logica soggiacente. Sembra che non si accorgano dei collegamenti e vedano invece le cose in modo disconnesso tra loro: «Hanno come una mentalità a pezzi. Da un’ora all’altra si perde la continuità. Di fatto la progettazione c’è, la pianificazione c’è, però la difficoltà sta nel far percepire ai ragazzi questo grande lavoro educativo che ci sta dietro».[5]

In ogni caso, gli alunni sono soddisfatti quando il loro insegnante sa rendere la lezione interessante e coinvolgente, sono invece del tutto negativi con loro se si dimostra noioso e incapace di coinvolgerli.

Un Idr “regista” sa anche valutare il suo operato. Su questo aspetto gli esperti ritengono urgente una riflessione specifica, si avverte infatti generalmente che lo sviluppo della competenza valutativa viene un po’ troppo trascurata.

Ognuno di questi profili tende a dare una precedenza a particolari competenze e questo dipende dalla personalità dell’insegnante, dal tipo di formazione pregressa, dalle condizioni scolastiche, dal grado scolastico. Il docente “umano” punta maggiormente sulle doti di relazionalità ma non deve perdere la professionalità e l’abilità didattica; il docente “esperto” pur valorizzando il suo sapere deve fare sempre i conti con la significatività degli argomenti e la capacità di apprendimento degli alunni; l’insegnante che punta molto sulla sua testimonianza di vita, deve avere una grande apertura mentale e capacità di intercettare i veri bisogni degli alunni; l’Idr “regista” sa gestire bene la classe come un “maestro di bottega”, ma deve avere chiari i suoi obiettivi per non perdere la ricchezza dei contenuti che vanno trasmessi e uno sguardo critico sulla realtà.

Certo è che lo sviluppo armonico e integrato delle molteplici competenze dell’Idr contribuiscono al raggiungimento dell’efficacia educativa.

La Chiesa, la scuola, ma in genere tutte le istituzioni educative hanno bisogno di insegnanti aggiornati, pensanti, e pieni di saggezza pedagogica che sappiano dare il loro contributo all’attuale società sempre più complessa e pluralista, che siano capaci di educare le nuove generazioni alla capacità di giudizio etico e cristiano, che si pongano come figure significative e autorevoli in un mondo in cui si sono persi i punti di riferimento valoriali e gli orizzonti di senso.

Per questo la formazione per l’Idr è permanente, sapendo bene che la qualità della disciplina e il suo futuro si giocano sulla qualità professionale del suo insegnante.»[6]

 

[1] Anna Peron: Docente aggiunta di Didattica della religione presso la PFSE Auxilium (Roma) e Direttrice dell’Ufficio scuola per l’Irc della diocesi di Porto-Santa Rufina.

[2] A. PERON, L’Insegnante di religione. Un profilo tra ideale e realtà in Catechetica ed Educazione. L’IdR “ALLO SPECCHIO”. Identità, formazione e professionalità “riflessiva”, Anno VII n. 3, Dicembre 2022, p 5.

[3] M. RECALCATI, L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento. Super ET. Opera viva, Einaudi, Torino 2014.

[4] Cf. A. PERON, L’insegnante di religione in Italia. Evoluzione storica del suo profilo professionale e linee per la formazione iniziale e in servizio, oggi, LAS, Roma 2021, 196.

[5] Ibid., 198.

[6] A. PERON, L’Insegnante di religione. Un profilo tra ideale e realtà in Catechetica ed Educazione. L’IdR “ALLO SPECCHIO”. Identità, formazione e professionalità “riflessiva”, Anno VII n. 3, Dicembre 2022, pp. 30-31.

Web: http://rivistadipedagogiareligiosa.unisal.it/wp-content/uploads/2023/01/CE-720223-ONLINE.pdf (18/01/2023).