Dal 2018 rettore del Collegio Arcivescovile “Ballerini” di Seregno, diocesi di Milano, don Guido Gregorini è impegnato a proseguire il cammino iniziato nel 1898 da don Angelo Longoni nel proporre alle famiglie un’offerta formativa al passo con i tempi, che copra tutto l’iter scolastico, dalla scuola primaria ai licei, alla formazione professionale. Una laurea in Scienze politiche, don Gregorini, 51 anni, è prete dal 2003. Dopo i primi anni in alcune parrocchie di Milano, con l’insegnamento in diverse scuole, dal 2011 è al Ballerini e dal 2018 è rettore. Ha appena dato alle stampe “Felici di imparare. Appunti di vita per una scuola più bella” (200 pagine, 16 euro) per le edizioni Ares, un libro che racconta l’importanza della scuola nell’intera sua complessità.
«Il libro – spiega don Guido – nasce da un grande amore per la scuola. Dentro le fatiche e le problematiche di ogni giorno sono convinto che la scuola sia ancora un luogo dove si può fare esperienza della felicità. Oggi si parla sempre della scuola come un problema. Mi piacerebbe testimoniare che è ancora possibile essere felici di andare a scuola, come studenti e come docenti. E questa non è solo la mia esperienza ma anche quella di tanti insegnanti e alunni di oggi». Quanto al senso che vuole dare al suo libro, da sacerdote che si trova a fare anche il rettore di una scuola con oltre 100 anni di storia, Gregorini spiega che «c’è un tema su cui insisto molto in queste pagine e che è il filo rosso che le lega tutte: nella vita non bisogna mai smettere di imparare. Tutto può diventare occasione di crescita. A chi insegna è data questa straordinaria opportunità: un apprendimento che dura tutta la vita e a livello umano, un lavoro su di sé che non ha mai fine. Il segreto è lasciarsi sorprendere ed educare di continuo dalla realtà, che è sempre infinitamente più grande di quello che abbiamo nella nostra testa».
Qual è l’obiettivo in una scuola che è alle prese con tante problematiche? «Oggi alla scuola si chiede anche troppo… – riflette don Guido –. Se devo individuare il fine ultimo della scuola direi questo: far fiorire nei giovani tutto l’umano. Oggi purtroppo non si parla più di anima, cuore, coscienza. Rischiamo di smarrire la grandezza dell’umano nella formazione,
dando ai nostri ragazzi solo un bagaglio tecnico, fatto di competenze e abilità». Il libro ha una genesi che dice molto dell’autore: «Inizialmente c’era una versione ridotta pensata a uso interno per i docenti: l’avevo scritta per rilanciarli nella loro sfida educativa. Poi ci siamo accorti che poteva essere di stimolo e di interesse per tutti: non solo per gli insegnanti, ma anche per gli studenti e le loro famiglie. Quando si è alleati nell’educazione si diventa più forti. Non ho voluto scrivere un libro di pedagogia o un manuale d’istruzioni per lezioni perfette ma semplicemente raccontare la mia esperienza di insegnante e prete che da vent’anni lavora nella scuola. Il riscontro più bello è che tra chi l’ha letto in molti è rinata la voglia di affrontare la scuola come un’opportunità straordinaria da non sciupare. Sapere questo mi ha reso felice».
Pierfranco Redaelli
Avvenire, 28 marzo 2023