Fra pochi giorni inizia il nuovo anno scolastico. È una preziosa occasione per recuperare e valorizzare l’alleanza educativa fra genitori e insegnanti che vogliono intercettare, affrontare e risolvere le diverse forme di disagio che possono manifestare i figli/allievi (termine quest’ultimo da me usato per indicare sia gli alunni che gli studenti). L’alleanza educativa si fonda su dei presupposti, o la genuina e fattiva volontà di realizzarli, per rendere efficace l’azione educativa. Ascoltando genitori e insegnanti se ne individuano alcuni.
Presupposti per l’alleanza educativa
Innanzitutto vi è la centralità che il figlio/allievo deve avere fra i diversi interessi che genitori e insegnanti possono nutrire. Ulteriore presupposto è il reciproco e rispettoso riconoscimento del ruolo e delle funzioni che genitori e insegnanti, ognuno per la propria parte, sono chiamati ad assolvere. Su queste basi, è possibile praticare il reciproco ascolto attivo. Da ciò deriva il dialogo attraverso cui condividere le diverse conoscenze che si hanno del figlio/allievo. Genitori e insegnanti sono depositari di due particolari e parziali conoscenze del figlio/allievo. È interesse reciproco, per il bene del figlio/allievo, confrontarsi e scambiare le rispettive conoscenze.
Possibili insidie
Ne propongo alcune che mi paiono più rilevanti. Il pregiudizio è l’anticipazione acritica di un giudizio che, nel nostro caso, è formulato nei confronti di una persona, sia esso insegnante o genitore. Il pregiudizio si fonda su un deficit conoscitivo da parte di chi lo esprime. Quindi, una delle iniziative da intraprendere, per superare il pregiudizio e spianare la strada per un’alleanza proficua, è la reciproca conoscenza. Purtroppo, non è raro ascoltare genitori che non conoscono gli insegnanti dei propri figli e insegnanti che hanno incontrato, se non di rado e fugacemente, i genitori dei propri allievi. Eppure, nel corso dell’anno scolastico, la scuola offre diverse disponibilità all’incontro, sia collettive che individuali. La mancata reciproca conoscenza alimenta il pregiudizio. Un’altra insidia riguarda più frequentemente i genitori. Consiste nel ritenersi gli unici depositari della conoscenza dei figli. Attenzione, si potrebbe restare sorpresi. Anche i genitori che hanno con i figli un rapporto più significativo e di maggiore durata, rispetto gli insegnanti con i loro allievi, li conoscono solo in parte. I figli crescono, cambiano e il bambino di ieri non è il ragazzo di oggi che, a sua volta, non sarà l’adolescente, il giovane di domani. I genitori accettino la realtà: non siamo onniscienti neanche riguardo i figli.
Oltre il profitto
Una terza insidia consiste nell’attenzione che troppi genitori mostrano, in modo prevalente se non esclusivo, per il profitto scolastico del figlio, trascurando altri aspetti importanti. Se si vuole conoscere a fondo un figlio, dobbiamo saper porre agli insegnanti le domande mirate, che favoriscono una maggiore conoscenza, anche quando il profitto è soddisfacente.
Propongo alcune domande. “Cosa osservate in … (nome del figlio)?”, “Come si relaziona con voi insegnanti e con i compagni?”, “Nella classe tende ad assumere la posizione di leader o gregario?”, “Nelle attività da svolgere è partecipe, propositivo o ha bisogno di essere sollecitato?”, “Come esprime le sue emozioni?”, “Dall’ultimo nostro incontro, quali cambiamenti ha osservato? A cosa li attribuisce?”, “In base alla sua esperienza, come si può affrontare e risolvere questa situazione?”.
Le domande hanno una precisa finalità: conoscere meglio il figlio che si rivela ad altri adulti, educatori, in un contesto poco conosciuto, in cui il genitore non è presente. Il genitore che si esprime in questi termini, implicitamente, riconosce il ruolo dell’insegnante e lo valorizza (cosa che non guasta), rafforzando l’alleanza educativa. Per il nuovo anno scolastico, auguro ai genitori di non sprecare l’opportunità che si presenta loro.
Articolo di Gianni Trudu pubblicato su L’Avvenire di Calabria il 3 settembre 2023