La virtù più piccola, ma la più forte

SPERARE… contro ogni speranza!!!

Speranza cristiana

Che cosa dobbiamo sperare?? Forse è questa la domanda più importante per noi oggi; il tempo in cui viviamo infatti non è sotto il segno della speranza, ma sotto quello della tristezza e ciò lo si evince dai tanti conflitti interiori ed esteriori che viviamo e che mettono a dura prova la nostra capacità di resistenza. Si parla di “crisi”, una parola che è entrata di fatto nel nostro vocabolario quotidiano: la crisi economica mondiale, la disoccupazione giovanile, i matrimoni che finiscono, la crisi delle nascite, la delinquenza nelle nostre città, gli anziani abbandonati dai familiari, la crisi di valori, l’aborto e poi ancora le difficoltà di rapporto con gli altri e il conseguente stato di solitudine esistenziale, i suicidi, la minaccia sempre incombente della natura che è sempre più deturpata dall’azione selvaggia dell’uomo, il diffondersi di un senso generalizzato di impotenza che ci porta alla rassegnazione, al crollo delle attese, al disimpegno sociale, all’indifferenza, al non-senso!!

Questi sentimenti negativi di fatto ci portano poi a lamentarci continuamente di tutto e tutti, ma «Le lamentele –  come ha detto Papa Francesco – sono cattive: non soltanto quelle contro gli altri, ma anche quello contro noi stessi, quando tutto ci appare amaro». «Sono cattive – ha spiegato – perché ci tolgono la speranza!» Di fronte a tutto questo quindi ci poniamo una domanda: “cristiani, dov’è finita la nostra speranza?”. La virtù teologale della speranza deve essere visibile, vissuta, ha bisogno di trovare un dove, un luogo, altrimenti risulta essere soltanto un’illusione, pura retorica! Ecco dunque la parola chiave di questo discorso: Speranza!

La speranza è un dono e una virtù al tempo stesso, ma dobbiamo distinguere tra la speranza quella con la “S” maiuscola e le speranze umane. Tutti noi possiamo vivere di piccole o grandi speranze che coltiviamo ogni giorno: la speranza di un lavoro, la speranza di un futuro migliore per i nostri figli, la speranza di “realizzarci” in campo affettivo e sociale, … non si può vivere d’altronde senza sperare! La speranza è di fatto una sorgente di forza per affrontare in modo diverso la quotidianità, ponendo l’uomo nella condizione di vivere per qualcosa che migliori la sua condizione materiale e morale. La speranza, però, nella prospettiva cristiana, non nasce dall’uomo: tutti infatti possono sperare, ma ciò che cambia è il contenuto.

Il cristiano trova in Cristo la propria speranza, «Cristo Gesù, nostra speranza», la nostra speranza è una Persona: il Risorto, ed è animata da una promessa: la Sua e la nostra resurrezione. Quindi ne consegue che, essendo essa la certezza del compimento della promessa, “non delude”, a differenza delle speranze umane, perché affonda le sue radici nell’amore.

La speranza cristiana è l’ossigeno della nostra esistenza, è il risultato del dono della grazia e quindi della presenza viva di Dio, di cui si fa esperienza e che riempie la nostra vita. In quest’ottica occorre dunque rileggere le singole e personali speranze alla luce di Cristo e del Suo amore che per noi è fondamento, garanzia e sostegno del nostro sperare. La speranza di Gesù non si è lasciata distruggere dall’abbandono e dall’insuccesso perché era saldamente fondata sulla certezza della presenza del Padre, ed è proprio la sua vita donata, che ha nella croce il suo momento culminante, la ragione stessa dello sperare.

Il paradosso del Crocifisso è proprio lo “scandalo” di una speranza che si nutre in una vita che sembra consumarsi! Ma è proprio qui che si vede il trionfo della gratuità dell’amore, che nasce dalla croce e che da essa è reso visibile a tutti, a dimostrazione che si deve incessantemente sperare anche in ciò che è insperabile: la speranza cristiana infatti è sempre “Sperare contro ogni speranza”!! In questo si nota così la contiguità tra il Cristo Crocifisso e il Risorto, che si rende visibile con i segni della Passione e quindi riconosciamo che il fondamento della speranza nasce dalla Croce e trova il suo compimento nella Resurrezione; dirà infatti san Paolo nella Lettera ai Romani (8,24-25): «Nella speranza siamo stati salvati!»

Se Cristo è la nostra speranza, quindi per noi sperare è lasciare al Signore l’iniziativa sulla nostra vita, accogliendo le proprie fragilità, le proprie debolezze, le proprie infedeltà. A partire da qui poi siamo chiamati a dare a nostra volta speranza agli altri: “Siate portatori di speranza nel mondo” facendo fruttificare i talenti, senza nasconderli nella passività, illuminando le persone che ci vivono accanto con il buon annuncio che Cristo è la vera vita e la vera felicità, cercando con perseveranza il bene, la pazienza nella sofferenza, la costanza nella fatica, il coraggio nella responsabilità. Solo così, educandoci alla speranza, potremo diventare testimoni del Risorto, “custodi” di quella stessa speranza che è fondata sulla roccia che è Gesù Cristo.

(Articolo di Nicolò Marella, docente IRC)